Milano, 17 giugno 2019 – Si chiama Gabriel Bocra Ionut, ha 31 anni e, per vivere, movimenta mozzarelle di bufala dalla Campania a Milano, il camionista-eroe di origini romene ma residente a Eboli (SA) da nove anni, che, alle 6 di venerdì scorso, ha salvato un 19enne italiano tanto disperato da minacciare, con le gambe penzoloni nel vuoto, di buttarsi giù da un Viadotto di A58-TEEM vicinissimo al Casello di Pozzuolo Martesana.
L’altruistico gesto dell’autotrasportatore è assurto a emblema di generosità a seguito della pubblicazione, sulle edizioni Internet dei maggiori quotidiani cartacei e sui principali portali di cronaca on-line, e della diffusione, sulle Reti televisive nazionali, delle immagini che le telecamere di Tangenziale Esterna SpA hanno ripreso dopo lo stop alla circolazione imposto dagli agenti della Polstrada intervenuti tempestivamente sul posto.
Il video, diventato così virale da totalizzare, in pochi giorni, oltre un milione di visualizzazioni grazie all’eco assicurata alla vicenda dai media tradizionali e new (tra il 15 e il 16 giugno la notizia è risultata la terza del Paese per numero di servizi dedicati da giornali, televisioni e siti), documenta l’ultima fase di una vicenda che, per un’ora, ha tenuto col fiato Forze dell’Ordine, personale della Concessionaria e utenti di A58-TEEM.
Il filmato, della durata di 70 secondi, mostra la scena del ragazzo che, dopo aver scavalcato le recinzioni di sicurezza, si siede sull’arcata d’acciaio del Cavalcavia alto otto metri sovrastante il Tracciato dell’Autostrada lungo cui, sull’onda del blocco al traffico fatto scattare dalla Sala Radio con l’obiettivo di creare le condizioni ideali per effettuare il salvataggio, s’era formata un incolonnamento di automobilisti e camionisti.
In testa alla fila, ossia a cinque metri dal Viadotto Gabarella dal quale si sporge il giovane, si materializza, in virtù del fato e mentre agenti della Polstrada e dipendenti di Tangenziale Esterna SpA non sono inquadrati, Gabriel, che, in piedi fuori dal suo camion zeppo di formaggio deperibile da recapitare in fretta, prima osserva preoccupato quanto accade e poi assume l’iniziativa di aprire un dialogo con il giovane in pericolo.
«Mi sono messo a parlare con lui – ha raccontato Gabriel -. Gli ho chiesto di riferirmi perché stava male. Ha risposto che aveva problemi gravissimi. L’ho incoraggiato garantendogli che tutto si può risolvere. M’è sembrato un minimo rinfrancato dalle mie parole. L’ho esortato a scendere: “Cosa ne pensi se ti aiuto?”. Ha annuito. Sono balzato sul telone del TIR, l’ho acchiappato dopo l’atterraggio sul morbido e l’ho abbracciato».
«Ma non mi sento affatto un eroe per aver aiutato quel ragazzo – ha proseguito Gabriel -. Ho fatto quello che tutti, al mio posto, avrebbero fatto. A mia moglie Bianca, che lavora assieme a me come autista (siamo stati entrambi assunti dalla ditta Napolitrans) e che, quella mattina, era in cabina con il pigiama perché aveva guidato il camion di notte, mi sono limitato a dire: “Beh, qualcosa di buono oggi è successo anche per merito nostro”. Poi siamo ripartiti. Lui non rischiava più. Noi dovevamo ancora consegnare le mozzarelle».