24 settembre 2021
Eppur si muove il raddoppio della «Paullese» dell’ interconnessione con la «Cerca (Settala) sino all’innesto, nei pressi del Casello di Paullo, con A58-TEEM (33 chilometri da Melegnano ad Agrate raccordati con A1 Milano-Napoli, A35-BreBeMi e A4 Torino-Trieste). L’opera, progettata nel 2010, avrebbe dovuto essere inaugurata contestualmente all’entrata in esercizio dell’Autostrada (2015).
Mancanza di finanziamenti prima, tentennamenti del CIPE dopo ed emergenza Covid infine hanno, tuttavia, trasformato la realizzazione delle due corsie per senso di marcia in territorio milanese (Settala-Paullo) della SP 415 in una storia infinita. Protrattasi sino a quando (2020) Città Metropolitana, cui compete costruire le quattro carreggiate sognate per lustri dai pendolari, non ha attivato i cantieri e stilato un cronoprogramma.
Va dato atto a Palazzo Isimbardi di stare rispettando i tempi previsti (consegna entro il 2022) in ordine alla trasposizione dalla carta millimetrata alla realtà del potenziamento, in terra meneghina, di una delle Arterie più congestionate della Lombardia. L’impegno profuso dall’Ente appare, del resto, confermato dall’annuncio che, da ottobre in avanti, il traffico del segmento ambrosiano verrà deviato, per 18 mesi, su una bretella di servizio. Inevitabili si riveleranno incolonnamenti e disagi. Slitta, intanto, di almeno due settimane la riapertura della «161» (Paullo-Vignate), che era prevista per stamattina.
È probabile, però, che quanti, nei giorni feriali, percorrono la madre di tutte le file per recarsi in ufficio, in fabbrica o all’università dovranno aspettare ancora diversi anni in coda l’intera «Paullese Bis». La cui latitanza penalizza, com’è noto, non soltanto la qualità di vita dei pendolari ma pure le piene accessibilità e fruizione della Direttissima «Melegnano-Agrate» da parte di automobilisti, autotrasportatori e motociclisti.
La Provinciale, infatti, non risulterà raddoppiata al 100% finché, oltre al tratto milanese in via di realizzazione e agli ammodernamenti già costruiti in passato (Crema-Spino d’Adda e Peschiera-«Cerca»), non verranno completati i tre lotti mancanti, che non dipendono da Città Metropolitana. Ovverosia: due segmenti lodigiani (Zelo Buon Persico-A58 e Zelo Buon Persico-Merlino) e un pezzo tutto cremasco (Spino d’Adda-Bisnate).
Il desiderio delle due corsie per senso di marcia a scandire ogni chilometro della SP 415 non sarà esaudito, insomma, dall’entrata in esercizio, per merito di Palazzo Isimbardi, delle quattro carreggiate da Settala all’Autostrada. Perché l’intervento, che, tra l’altro, ingloberà il ponte a scavalco di A58-TEEM che Tangenziale Esterna SpA ha finito contestualmente all’infrastruttura gestita, rappresenta solo un tassello del puzzle.
Gli utenti dovranno rassegnarsi, quindi, ad aspettare che Roma, intesa come Comitato interministeriale per la programmazione economica e dicasteri coinvolti, sblocchi quel potenziamento totale della «Paullese» ipotizzato addirittura nell’orwelliano 1984. Sugli scogli del Cipe, degli stanziamenti effettivi e delle prassi burocratiche si sono incagliate, difatti, le risorse necessarie a mettere a terra i settori lodigiani e la tratta cremasca.
E questo nonostante cittadini, imprese e sindaci siano tornati, in parallelo con il graduale attenuarsi delle misure anti-contagio, con il conseguente ritorno di traffico lungo l’Arteria e con i giustificabili rallentamenti provocati dall’avanzamento dei cantieri, a invocare il completamento del raddoppio. In tempi non eccedenti il lasso che separa gli ultimi mesi del 2021 dai primi del 2026 (Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina).
Non resta che sottolineare come, nonostante siano trascorsi più di sei anni dall’apertura al traffico, la «Melegnano-Agrate» continui a pagare dazio, in termini di transiti, al permanere di un’accessibilità parziale dalle Provinciali. Solo la fruibilità dalla «Rivoltana» può essere ritenuta a 350 gradi. Mentre rimane a scartamento ridotto quella dalla «Cassanese», ammodernata da Pioltello in poi e monca del Raccordo tra A51-A58.