Milano, 3 febbraio 2018 – Da garage per trattori a capolavoro di Bramante: è stato «battezzato» il libro dedicato ai 18 mesi di lavoro, studio ed emozione trascorsi per completare il restauro di San Biagio in Rossate, intervento che Tangenziale Esterna ha finanziato (1,5 milioni) nell’ambito della realizzazione di nove oasi ambientali integrate ad A58-TEEM.
Il volume «La Luce che illumina la Chiesa», presentato presso il Comune di Comazzo dagli autori Franco Pallanza, Francesco Mazzola, Francesca Moroni e Giuseppe Sambusida, riassume, infatti, in 160 pagine, corredate da foto e render a colori, il recupero di un gioiello cesellato nella memoria che, dalla riapertura (2 luglio 2016) in avanti, sta suscitando interesse.
Com’hanno sottolineato il sindaco Italo Vicardi e l’architetto Luciano Minotti (Ufficio Tecnico TE SpA) nel corso dei loro interventi, inframmezzati dai contributi del parroco di Lavagna don Paolo Beltrametti e del suo predecessore don Piergiacomo Gazzola, San Biagio è, del resto, diventata il fulcro di un circuito turistico diretto verso il territorio di confine tra NordLodigiano e SudMilano.
Nei week-end, l’abbazia e l’area circostante, riqualificata con la messa a dimora di piante e la bonifica dei canali, catalizzano, d’altra parte, l’attenzione di tanti visitatori che giungono a Rossate grazie all’uso combinato di A58-TEEM (33 chilometri) e dei nuovi percorsi ciclopedonali tra Comazzo, Merlino, Truccazzano e Paullo connessi all’Autostrada e realizzati dalla Concessionaria.
L’ottica corretta per inquadrare la pubblicazione de «La Luce che illumina la Chiesa», preceduta, peraltro, dall’uscita, nel marzo scorso, di un libro, editato dalla Concessionaria, inerente i Progetti Speciali Ambientali trasposti dalla carta millimetrata alla realtà dopo la costruzione di A58-TEEM, va ritenuta, dunque, l’apporto alla riscoperta di un luogo condannato per anni al buio dell’oblio.
Gli autori non si limitano, difatti, ad affrontare il tema delle modalità e delle tecniche utilizzate per rendere concreta la rinascita dell’edificio ma accendono un riflettore in merito alle fonti storiche e alle similitudini architettoniche con altre gemme rinascimentali che consentirebbero, al di là di ogni ragionevole dubbio, di attribuire l’opera a Donato di Pascuccio d’Antonio in arte Bramante.
In questo senso, è risultata significativa la relazione che Pallanza, componente del Team di progettazione ed esecuzione lavori, ha incentrato su quattro argomentazioni mirate ad accreditare la paternità dell’abbazia a un Bramante ancora giovane, appena approdato alla corte di Ludovico il Moro e, forse, ancora incerto tra la vocazione di pittore e la professione di architetto.
Nel dettaglio, gli elementi presi in esame da Pallanza sono: «L’uso della luce per illuminare Santa Maria presso San Satiro; la composizione delle facciate di Santa Maria delle Grazie; la pianta come modulo base per San Pietro in Vaticano; il perfetto utilizzo delle proporzioni vitruviane quale dimostrazione del fatto che l’ideatore di San Biagio fosse fine conoscitore delle teorie compositive».
Sambusida ha, dal canto suo, sintetizzato le vicende dell’Oratorio di Rossate: «Nel XII secolo esisteva già una chiesa dedicata a San Biagio, che venne sostituita, tra la fine del XV e l’inizio del XVI Secolo, per volere di Bartolomeo Calchi. Nel 1581 è documentata all’interno del luogo di culto la presenza di quel Crocifisso ligneo ritenuto miracoloso e portato ancora oggi in processione».
Mazzola e Moroni si sono, infine, concentrati sulla messa in sicurezza di San Biagio dai sismi, attuata grazie al consolidamento delle coperture, alla cerchiatura sottotraccia e all’impiego della fibra di carbonio, e sulla totale armonia stabilitasi tra il contesto prevalentemente agricolo in cui sorge la chiesa, i percorsi ciclopedonali e il tracciato di A58-TEEM raccordato con A1, A4 e A35.
Sembrano, insomma, esserci tutti i presupposti affinché il libro contribuisca alla conoscenza di San Biagio e alla promozione del territorio almeno quanto le cinque cicogne avvistate in zona che, nei fine settimana, attirano decine di bird-watcher nelle campagne di Rossate selezionate, a dispetto della migrazione nel Sahara, per una nidificazione di buon auspicio pure per il futuro dell’abbazia.